I sogni oltre il mare

Intervista a cura di Roberto Calvino

 

                Le tue opere sono approdate a Genova, al Museo del Mare. Un caso, una coincidenza, o qualcosa di diverso?

                Direi una logica conseguenza.

                Puoi spiegare meglio?

                I miei lavori sono conosciuti soprattutto negli Stati Uniti, in modo particolare a New York, più che in Italia. Ma Genova e il suo porto sono i luoghi da dove sono partite le navi alla scoperta del nuovo mondo; anch’ io ho percorso quelle rotte, ma ora ritorno e ad accogliermi c’è un meraviglioso museo dedicato al mare.

                Come mai operi prevalentemente negli Usa?

                Ho iniziato anni fa a esporre insieme ad altri artisti a New York. I miei quadri sono stati immediatamente notati per le loro caratteristiche e apprezzati da personaggi che hanno lasciato un segno importante nel mondo dell’arte.

                Da chi, per esempio?

                Da Stan Lee, presidente e direttore editoriale (Editor in Chief) della casa editrice di fumetti Marvel Comics. È una lunga storia, che ora non è il caso di raccontare. Fatto sta che un giorno  ho ricevuto da Stan Lee una foto che lo ritrae vicino a una mia opera. Gli era davvero piaciuta e ha voluto personalmente congratularsi con me. Poiché i fumetti sono al centro della mia creazione artistica, capirai quale importanza per me ha questo riconoscimento.

                Come ti rapporti al mondo dei fumetti?

                In modo complesso. Come in un ready made,  mi approprio dell’ immagine di un fumetto, la decontestualizzo, la scompongo per poi ricomporla con i polimeri e riproporla in un contesto radicalmente diverso da quello originario.

                Che tecnica usi per ricomporre con i polimeri l’immagine del fumetto?

                Quella del mosaico moderno. Utilizzo i polimeri come se fossero piccole tessere. I polimeri hanno una forma cilindrica di minuscole dimensioni e  sono sintetizzati in laboratorio. Vengono in genere utilizzati per la produzione di materie plastiche. 

                Perché tra tutti i materiali a disposizione hai scelto proprio i polimeri?

                Per una serie di ragioni. Della plastica si ha in genere un’idea negativa, è un materiale considerato da molti vile con un’ impressionante capacità di inquinamento. Ma non sempre è così per tante ragioni.  Tra l’altro, con la plastica si possono realizzare opere d’arte. Da questo punto di vista, mi sento come il prosecutore  di quel movimento nato tra gli anni sessanta e settanta denominato “Polimero arte”, che ebbe la sua massima visibilità al festival dei due mondi a Spoleto e che aveva come fine il nobilitare questo materiale. Non a caso al Map di Castiglione Olona (Museo di Arti Plastiche) accanto alle realizzazioni di quegli artisti, alcuni dei quali fondamentali per la storia dell’arte del Novecento, c’è anche un mio quadro.

                Hai detto che i tuoi fumetti agiscono in contesti radicalmente diversi da quelli originari.  Puoi spiegarci meglio come operi e come costruisci questi nuovi contesti?

                Intonaco una tela e attraverso l’uso della tecnica computerizzata dell’aereografo, stampo l’immagine del contesto in cui interagirà il personaggio del fumetto. La scelta del contesto è dettata dal senso che voglio imprimere all’opera. Poi lavoro con la logica della contrapposizione: definito (il fumetto)/indefinito (il contesto), passato/presente,  realtà/fantasia,  luce che viene riflessa (polimeri)/luce che viene assorbita (tela intonacata).

                Per assemblare quei minuscoli polimeri ci vorrà molto tempo

                Non solo molto tempo, ma anche infinita pazienza. È comunque un lavoro che mi ripaga della fatica che serve per realizzarlo.

                Ora che sei approdato a Genova, ritornerai di nuovo negli Usa o hai anche qualche progetto in Italia?

                Entrambe le cose. Negli Usa sto organizzando un evento di una certa importanza, ma non voglio palarne, perché in fase di realizzazione. In Italia collaboro con la fondazione Ambrosetti. Penso che dopo questa mostra ne seguiranno altre… 

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